RiEvoluzione Poetica

giovedì 26 marzo 2015

Pe(n)na di Poeti

aa. vv.
Pe(n)na di Poeti
pag. 296 - euro 10
progetto e stampa a cura di:
Cooperativa l'Officina

Questo lavoro straordinario e collettivo, che corona un progetto di scrittura creativa condotto da Alberto Ramundo e dalla Cooperativa l'officina, si è trasformato in una raccolta poetica di testi scritti da donne e uomini rinchiusi nel carcere di Pesaro. Trovo superfluo aggiungere altro e lascio alle parole della prefazione scritta così generosamente da Jack Hirschman e a quelle di alcune poesie che ho qui selezionato, per esprimere il valore e la bellezza di questo volume.

PREFAZIONE

Il titolo di questo libro Pe(n)na di Poeti è molto appropriato. A Pen ha in italiano il significato di penna. Pena significa sia il dolore e la sofferenza sia la pena intesa come sanzione per chi ha commesso un reato o un'infrazione. Per questo il titolo è opportuno per un lavoro che contiene le poesie di poeti che sono in carcere.
Scrivo poeti che sono in carcere piuttosto che persone che sono in carcere per indicare che i poeti pubblicati in questo libro sono prigionieri politici, non sono “criminali”. Quest'ultima è l'accezione con cui vengono definiti in base alla legge, ma, come esseri umani che sanno creare libertà attraverso l'azione della scrittura, devono essere visti come vittime del sistema criminale di una società che ha bisogno di imprigionarli come esercito di riserva formato da operai schiavizzati.
C'è un'altra ragione per cui questo lavoro ha un valore essenziale: molti sanno che le prigioni sono le università dei poveri e degli emarginati e, in quanto tali, hanno prodotto un flusso di voci poetiche straordinarie. Posso affermare questo perché l'ho vissuto quando ho passato del tempo in prigione – per sostenere la causa dei 'senza tetto' a San Francisco – e ho incontrato detenuti che scrivevano poesia.
L'abbiamo inoltre constatato io e Agneta Falk specialmente quando abbiamo visitato il carcere di massima sicurezza nella zona settentrionale dello Stato di New York un decennio fa, invitati dalla nostra cara amica e compagna, alla fine dei suoi anni, Janine Pommy-Vega, che ha lavorato come poeta nelle prigioni in cui ha condotto sia lezioni che laboratori.
Io e Agneta siamo stati coinvolti – prima ancora che nella lettura – da alcune delle poesie più potenti mai ascoltate, tutte nello stesso anno, lette dagli stessi detenuti.
Così come sono potenti le poesie contenute in questo libro, composte per esigenze altre che non un semplice bisogno “letterario”. Queste poesie, grazie al lavoro di raccolta che Marco Cinque mi ha spedito, esprimono l'assoluta libertà-per-tutti, perfino in creazioni con conclusioni contrarie e negativamente disperate.
In ogni poesia di questo libro, troverete un elemento della lotta per la libertà, perché che cos'altro, se non un cuore fisicamente imprigionato, può percepire la vera essenza di ciò che rappresenta un raggio di luna comparato al viaggio attraverso la notte della propria anima?
Ci sono molte essenze svelate in questo libro. Il lettore frequenterà la scuola del cuore, dove l'unica lezione è la ricezione in sé.
Sappiate che siete amati!

Jack Hirschman
Brigata dei poeti rivoluzionari
San Francisco 2014

***

di Silvia Giacomelli

Quanto ti fai schifo
quando ti specchi
e vorresti solo sputarti in faccia
quando il rimorso vorrebbe ucciderti.
Quando cerchi di scherzare
e non fai ridere neanche te stessa
quando i ricordi diventano lame
gli sbagli bruciature
i rimpianti ti provocano il vomito
che non ti “libera”.
Non puoi gridare, saresti solo punita
e poi non servirebbe a niente.
Non serve piangere,
affogheresti solo nelle tue lacrime
e nella tua sorda sofferenza
non puoi arrenderti,
sarebbe solo da vigliacchi.
Cosa ti resta allora stasera
cara Silvia, maledetta stronza.
Una finestra con trentasei buchi di luce e d'aria
tra queste sbarre di ferro puzzolente.
Un saluto alle ventuno
che vorresti trasformare in baci, abbracci,
notti di passione e infine
cinquanta gocce di Mivias
per non sentire più nulla,
fino a domani.

***

di Vincenzo Lerario
GERMANA

Il tempo è andato
lo hai toccato attraverso
le mie mani,
sospesa nell'aria, libera,
sfogliando l'orizzonte
che i nostri occhi
scoprivano di volta in volta,
abbattendo la prigionia
della libertà
costruita con arte.
Arido il mare intorno a noi
discarica di pianto
e sogni morti di anime
fatte di corpi graffiati
da giudizi sommersi
di perbenisti poco perbene.
Conosci i miei occhi
ogni mattina riflessi
allo specchio del passato,
pieno di crepe
nate dalla mia menzogna,
solo per paura di vivere.
Conosci il mio respiro
quello che ci passavamo
nascosti per strada
per non annegare.
Conosci la mia rabbia
impressa in una parete bianca.
Un giorno d'agosto,
quando una bicicletta
sgangherata sul marciapiede
rompeva l'orizzonte
e i corpi diventavano corpi
del mare.


FERMATA CADORNA/MILANO

Ogni mattina
sfidavamo la noia
tra accordi improvvisati
e parole di sabbia,
nascosti dietro al molo
al riparo dal vento.
Le bottigliette di liquore mignon
rubate dalle credenze
delle nostre madri,
erano niente
rispetto a quello
che continuo a bere;
mentre tu, amico mio
al riparo da occhi,
dopo aver salutato
le montagne al sole,
un giorno di settembre
sceglievi Milano
per dire addio
a quello che da tempo
sapevi di non trovare.

***

di Enrico Suppa

OSTINAZIONE

Nell'assurdo giardino della mia vita
muoiono i fiori ma prospera l'ortica
e io continuo ad annaffiarli entrambi.


L'UOMO CHE TACE

Onda di natura primordiale, la parola,
zavorra d'esistenza, conseguenza tellurica
trasmette tutto il male che l'uomo tace.
Provato da stridori schiumosi di rivolta
è rivolto alla sua terra
goccia a goccia.

***