RiEvoluzione Poetica

giovedì 26 novembre 2015

FREE ASHRAF FAYADH

Ashraf Fayadh è un poeta e artista palestinese, nato e residente in Arabia Saudita, condannato a morte da un tribunale del suo paese. Oltre alle diverse accuse verso i sauditi, in merito al loro coinvolgimento nel finanziamento ai terroristi dell'Isis e riguardo alle loro recenti azioni di guerra, con bombardamenti che stanno facendo strage di civili nello Yemen, anche la loro fama di brutali forcaioli, degni del medioevo più oscurantista, si va continuamente rafforzando.
Dopo i casi di Raif Badawi, condannato a 1000 frustate per reati di opinione e di Ali Mohammed Baqir al-Nimr, condannato a morte per aver partecipato, quando aveva 17 anni, a manifestazioni antigovernative, adesso è il turno del 35enne Ashraf Fayadh, colpevole di apostasia e di aver promosso l’ateismo con i suoi testi inclusi nell’antologia poetica Instructions within, pubblicata nel 2008.
Prima della condanna alla pena capitale, emessa il 17 novembre, Fayadh aveva subito altri 2 arresti: il 6 agosto 2013 e il 1 gennaio 2014, a seguito dei quali fu condannato a 4 anni di carcere e 800 frustate. Ma la corte d'appello, dopo un ricorso respinto, ha ora provveduto a rincarare la dose, nonostante il pentimento manifestato dall'accusato, con una sentenza che dovrebbe prevedere per lui l'arcaica decapitazione con una scimitarra, a seguito della quale il suo corpo verrà crocifisso fino alla putrefazione. E' questa una delle tecniche, oltre all'impiccagione e alla lapidazione, utilizzata dal regime saudita per ammazzare i propri cittadini. In alcuni casi, per non scoprire il capo, alle donne viene concesso un colpo di pistola alla nuca. Le esecuzioni avvengono solitamente in pubblica piazza, davanti alla moschea.
L'Arabia Saudita, in rapporto percentuale alla cittadinanza, è tra i primi paesi al mondo nell'ingloriosa classifica degli omicidi di stato; nonostante ciò, risulta alquanto grottesco che proprio l'ambasciatore saudita presso le Nazioni unite, Faisal bin Hassan Thad, abbia recentemente ricevuto l'incarico ufficiale di presiedere il comitato consultvo del Consiglio Onu per i diritti umani. La poeta e attivista per i diritti dei migranti, Mona Kareem, ha rivelato al Guardian che a Fayadh, in palese violazione del diritto nazionale e internazionale, non è stato concesso di avere un avvocato, poiché dal giorno del suo arresto è stato privato dei documenti d'identità e discriminato per il fatto di essere palestinese.
Nel 2013 Fayadh è stato tra gli artisti che hanno curato la mostra Rhizoma alla Biennale di Venezia ed è anche rappresentante di Edge of Arabia, un'organizzazione di artisti britannico-saudita.
Molte organizzazioni si stanno mobilitando per il poeta palestinese, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, quest'ultima ha definito Ashraf Fayadh un prigioniero di coscienza. Si sono aperte anche svariate iniziative di sostegno in Rete, con petizioni e raccolte di firme. Il poeta statunitense Jack Hirschman, emblema della controcultura del suo paese e fondatore delle Revolutionary Poets Brigade, ha indetto una giornata internazionale di protesta per il 14 dicembre, invitando i poeti di tutto il mondo a mobilitarsi coi loro versi, da dedicare alla causa del poeta condannato a morte.
Il gruppo romano Rome's Revolutionary Poets Brigade, assieme ad altri gruppi di poeti e poete della capitale, aderisce con convinzione all'appello lanciato da Hirschman e indice una serata poetica, con letture e musica, per venerdì 11 dicembre, presso l'A.I.A.S.P. Casa dei Popoli di Roma, in viale Irpinia 50, ore 20,30.
Di certo la poesia non salverà il mondo, ma si spera possa salvare almeno una vita umana.

Marco Cinque