RiEvoluzione Poetica

sabato 16 marzo 2019

UNA PICCOLA EBREA QUALUNQUE


di Marco Cinque

Uffa che barba, ancora con la solfa di questo strazio di Memoria?
Ancora con la noia funesta del ventennio fascista?
E chi mai a scuola ha studiato la storia più recente?
Quale adolescente conosce e sa perché nacque la Costituzione?
Quale campione di quali telequiz saprebbe rispondere all’ardita domanda?
Sappiamo molto sull’uomo primitivo, sull’impero romano, sul medioevo, l’illuminismo, il romanticismo, ma poco o nulla tra i banchi di scuola abbiamo letto e compreso del nazifascismo.
Sappiamo di Colombo e Garibaldi, degli italiani poeti, navigatori e santi, persino di gran rivoluzionari, ma poco o nulla sappiamo delle leggi razziali.
Sappiamo la retorica mielosa, eroica e unilaterale, di una storia faziosa e reticente. Sappiamo tanto, sì, sappiamo tutto, ma forse non sappiamo niente.
Poi ti capita tra le mani un libro in forma di vecchio quadernetto, scritto in versi da un antico giovinetto. Il suo nome è Moder Matteo, che col suo pennino intinto al calamaio d’una scomoda, bluastra verità, ha riempito quel buco di assenze che ci portiamo dentro, quel vuoto colpevole chiamato quotidianità. Ed è proprio là che abita la misura del male che ci manca, la percezione esatta del suo feroce peso.
Una piccola ebrea qualunque” è il titolo che, in bella calligrafia, racconta una brutta storia, ma lo fa con garbo e leggerezza, come una brezza che ti scava, che ti corrode dentro e tu non puoi più fingere di non sentire.
Un dialogo poetico a due voci che sembra vivere nell’adesso, un respiro diverso per due anime dall’aldilà, Lea e Rivka, due bimbe marchiate da quell’infame legalità, condannate all’invisibilità della loro presenza: due piccole vite diverse, italiane e straniere nella fascistissima Trieste, che dialogano esiliate dai banchi senza sapere l’una dell’altra, insieme come una storia sola: mentre una precipita, l’altra vola. Può mai esserci una simile grazia in così tanto orrore? E tu genitore, cosa diresti a tuo figlio se fosse nato dalla parte sbagliata della legge? E perché continui a piegarti ancora tra le belve di questo cannibale gregge?
L’immane tragedia con cui non abbiamo davvero fatto i conti ci presenta dunque il conto che non abbiamo mai saldato, sparigliando una storia che rischia di tornare come un fulmine abbattuto a ciel sereno, come un bimbo allattato col veleno in una valle di vergogna, come lo zombie di un fascismo sdoganato dalla sua immarcescibile fogna.
Grazie a Matteo Moder, a Lea, a Rivka, per averci riportato alla scuola della vita, per aver risvegliato quel tempo maledetto, con questo libro necessario di pura poesia che ha bisogno di voci, tante voci per essere detto e ridetto, per risvegliarci da quel letto di male a cui troppo facilmente ci siamo abituati. Poi, non hai nemmeno messo il nome dell’autore in copertina, che tu sia benedetto.


Matteo Moder
“Una piccola ebrea qualunque”
(Battello Stampatore srls, Trieste)
battellostampatore@gmail.com

96 pagine, 12 euro