di Marco Cinque
Giustizia e legalità non sono la stessa cosa. Non sempre ciò
che è legale è anche giusto. Le leggi razziali, ad esempio, erano legali ma
ingiuste, ma qualcuno trova sempre il coraggio, la coerenza e l'umanità di fare
cose che la maggior parte delle persone ha paura di fare o che non vuole fare
per egoismo, menefreghismo e insensibilità.
Mimmo Lucano è una di queste persone coraggiose, che non trae e non ha mai
tratto alcun profitto dal suo ruolo di Sindaco, ma è anche una persona che ha
una grande ricchezza umana e un raro senso di Giustizia, che dovrebbe essere
preso ad esempio da tutte le persone che, a parole, dicono di volere un mondo
più giusto e libero, ma nei fatti e in concreto, fanno poco o nulla più di un
compitino che non costa nulla e per cui nulla si rischia.
La disobbedienza civile non violenta o, se si preferisce, l'obiezione di coscienza di Mimmo Lucano rispetto ad alcune leggi italiane, viene considerata un reato punibile con l'arresto, mentre invece, ad esempio, l'obiezione di coscienza di tanti medici che si rifiutano di obbedire, da una parte, a una legge dello Stato (quella sul diritto di abortire delle donne) mentre dall'altra contraddicono lo stesso giuramento di Ippocrate cui tutti i medici si sottopongono, viene da tutti largamente accettata e impunemente permessa. Pesi e misure insopportabilmente, palesemente, ingiustamente discriminanti, dunque, sia nella sfera giudiziaria che in quella politica ed anche mediatica.
Come si fa a credere a un cambiamento radicale e di lungo termine della società, senza azioni o gesti eclatanti, senza una ribellione non violenta a questo stato di cose? E come si mette, come nel caso di Mimmo Lucano e delle vicende di Riace, in discussione un sistema legale, senza toccare il cuore delle persone, senza azioni coraggiose che facciano capire che quel sistema è migliorabile e va cambiato?
Ma ormai ho imparato a riconoscervi, siete gli stessi di sempre: quando trucidarono Ipazia, voi eravate già lì, a sostenere quell’infame legalità. Quando bruciarono Giordano Bruno, voi eravate ancora lì, con la vostra fottuta legalità. Quando portarono ebrei, Rom, omosessuali e dissidenti nei forni, c’eravate sempre voi a inneggiare col braccio teso alla legalità. Ed ora che arrestano una persona che ha dedicato la sua vita ai diritti dei più deboli, non potevate certo mancare, ci siete ancora voi, vi riconosco, siete gli stessi di allora: despoti e servi dei despoti, ipocriti e voltagabbana, vigliacchi e infami, falsi e venduti, a sventolare la bandiera della vostra legalità piantata sul cadavere della giustizia; ma ricordate che il chiudere le vostre porte è come chiudersi fuori dalla stessa vita.
La disobbedienza civile non violenta o, se si preferisce, l'obiezione di coscienza di Mimmo Lucano rispetto ad alcune leggi italiane, viene considerata un reato punibile con l'arresto, mentre invece, ad esempio, l'obiezione di coscienza di tanti medici che si rifiutano di obbedire, da una parte, a una legge dello Stato (quella sul diritto di abortire delle donne) mentre dall'altra contraddicono lo stesso giuramento di Ippocrate cui tutti i medici si sottopongono, viene da tutti largamente accettata e impunemente permessa. Pesi e misure insopportabilmente, palesemente, ingiustamente discriminanti, dunque, sia nella sfera giudiziaria che in quella politica ed anche mediatica.
Come si fa a credere a un cambiamento radicale e di lungo termine della società, senza azioni o gesti eclatanti, senza una ribellione non violenta a questo stato di cose? E come si mette, come nel caso di Mimmo Lucano e delle vicende di Riace, in discussione un sistema legale, senza toccare il cuore delle persone, senza azioni coraggiose che facciano capire che quel sistema è migliorabile e va cambiato?
Ma ormai ho imparato a riconoscervi, siete gli stessi di sempre: quando trucidarono Ipazia, voi eravate già lì, a sostenere quell’infame legalità. Quando bruciarono Giordano Bruno, voi eravate ancora lì, con la vostra fottuta legalità. Quando portarono ebrei, Rom, omosessuali e dissidenti nei forni, c’eravate sempre voi a inneggiare col braccio teso alla legalità. Ed ora che arrestano una persona che ha dedicato la sua vita ai diritti dei più deboli, non potevate certo mancare, ci siete ancora voi, vi riconosco, siete gli stessi di allora: despoti e servi dei despoti, ipocriti e voltagabbana, vigliacchi e infami, falsi e venduti, a sventolare la bandiera della vostra legalità piantata sul cadavere della giustizia; ma ricordate che il chiudere le vostre porte è come chiudersi fuori dalla stessa vita.
Dunque apriamo i porti, liberiamo Mimmo Lucano, liberiamo finalmente
ciò che resta ancora della nostra umanità, prima che sia tardi, prima che torni
la barbarie.
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