aa. vv.
Pe(n)na di Poeti
pag. 296 - euro 10
pag. 296 - euro 10
progetto
e stampa a cura di:
Cooperativa l'Officina
Cooperativa l'Officina
Questo lavoro
straordinario e collettivo, che corona un progetto di scrittura
creativa condotto da Alberto Ramundo e dalla Cooperativa
l'officina, si è
trasformato in una raccolta poetica di testi scritti da donne e
uomini rinchiusi nel carcere di Pesaro. Trovo superfluo aggiungere
altro e lascio alle parole della prefazione scritta così
generosamente da Jack Hirschman e a quelle di alcune poesie che ho
qui selezionato, per esprimere il valore e la bellezza di questo
volume.
PREFAZIONE
Jack Hirschman
Brigata dei poeti rivoluzionari
San Francisco 2014
Il titolo di
questo libro Pe(n)na di Poeti è molto
appropriato. A Pen ha in italiano il significato di penna.
Pena significa sia il dolore e la sofferenza sia la pena
intesa come sanzione per chi ha commesso un reato o un'infrazione.
Per questo il titolo è opportuno per un lavoro che contiene le
poesie di poeti che sono in carcere.
Scrivo poeti che sono
in carcere piuttosto che persone che sono in carcere per indicare che
i poeti pubblicati in questo libro sono prigionieri politici, non
sono “criminali”. Quest'ultima è l'accezione con cui
vengono definiti in base alla legge, ma, come esseri umani che sanno
creare libertà attraverso l'azione della scrittura, devono
essere visti come vittime del sistema criminale di una società
che ha bisogno di imprigionarli come esercito di riserva formato da
operai schiavizzati.
C'è un'altra ragione per cui questo
lavoro ha un valore essenziale: molti sanno che le prigioni sono le
università dei poveri e degli emarginati e, in quanto tali,
hanno prodotto un flusso di voci poetiche straordinarie. Posso
affermare questo perché l'ho vissuto quando ho passato del
tempo in prigione – per sostenere la causa dei 'senza tetto' a San
Francisco – e ho incontrato detenuti che scrivevano
poesia.
L'abbiamo inoltre constatato io e Agneta Falk specialmente
quando abbiamo visitato il carcere di massima sicurezza nella zona
settentrionale dello Stato di New York un decennio fa, invitati dalla
nostra cara amica e compagna, alla fine dei suoi anni, Janine
Pommy-Vega, che ha lavorato come poeta nelle prigioni in cui ha
condotto sia lezioni che laboratori.
Io e Agneta siamo stati
coinvolti – prima ancora che nella lettura – da alcune delle
poesie più potenti mai ascoltate, tutte nello stesso anno,
lette dagli stessi detenuti.
Così come sono potenti le
poesie contenute in questo libro, composte per esigenze altre che non
un semplice bisogno “letterario”. Queste poesie, grazie al lavoro
di raccolta che Marco Cinque mi ha spedito, esprimono l'assoluta
libertà-per-tutti, perfino in creazioni con conclusioni
contrarie e negativamente disperate.
In ogni poesia di questo
libro, troverete un elemento della lotta per la libertà,
perché che cos'altro, se non un cuore fisicamente
imprigionato, può percepire la vera essenza di ciò che
rappresenta un raggio di luna comparato al viaggio attraverso la
notte della propria anima?
Ci sono molte essenze svelate in questo
libro. Il lettore frequenterà la scuola del cuore, dove
l'unica lezione è la ricezione in sé.
Sappiate che
siete amati!
Jack Hirschman
Brigata dei poeti rivoluzionari
San Francisco 2014
***
di
Silvia Giacomelli
Quanto ti fai schifo
quando ti specchi
e vorresti solo sputarti in faccia
quando il rimorso vorrebbe ucciderti.
Quando cerchi di scherzare
e non fai ridere neanche te stessa
quando ti specchi
e vorresti solo sputarti in faccia
quando il rimorso vorrebbe ucciderti.
Quando cerchi di scherzare
e non fai ridere neanche te stessa
quando i ricordi diventano lame
gli sbagli bruciature
i rimpianti ti provocano il vomito
che non ti “libera”.
Non puoi gridare, saresti solo punita
e poi non servirebbe a niente.
Non serve piangere,
i rimpianti ti provocano il vomito
che non ti “libera”.
Non puoi gridare, saresti solo punita
e poi non servirebbe a niente.
Non serve piangere,
affogheresti solo nelle tue lacrime
e nella tua sorda sofferenza
non puoi arrenderti,
e nella tua sorda sofferenza
non puoi arrenderti,
sarebbe solo da vigliacchi.
Cosa ti resta allora stasera
cara Silvia, maledetta stronza.
Cosa ti resta allora stasera
cara Silvia, maledetta stronza.
Una finestra con trentasei buchi di
luce e d'aria
tra queste sbarre di ferro puzzolente.
Un saluto alle ventuno
che vorresti trasformare in baci, abbracci,
tra queste sbarre di ferro puzzolente.
Un saluto alle ventuno
che vorresti trasformare in baci, abbracci,
notti di passione e infine
cinquanta gocce di Mivias
per non sentire più nulla,
fino a domani.
***
cinquanta gocce di Mivias
per non sentire più nulla,
fino a domani.
***
di
Vincenzo Lerario
GERMANA
Il tempo è andato
lo hai toccato attraverso
le mie mani,
le mie mani,
sospesa nell'aria, libera,
sfogliando l'orizzonte
che i nostri occhi
scoprivano di volta in volta,
che i nostri occhi
scoprivano di volta in volta,
abbattendo la prigionia
della libertà
costruita con arte.
Arido il mare intorno a noi
discarica di pianto
e sogni morti di anime
fatte di corpi graffiati
da giudizi sommersi
di perbenisti poco perbene.
Conosci i miei occhi
della libertà
costruita con arte.
Arido il mare intorno a noi
discarica di pianto
e sogni morti di anime
fatte di corpi graffiati
da giudizi sommersi
di perbenisti poco perbene.
Conosci i miei occhi
ogni mattina riflessi
allo specchio del passato,
pieno di crepe
nate dalla mia menzogna,
solo per paura di vivere.
Conosci il mio respiro
quello che ci passavamo
quello che ci passavamo
nascosti per strada
per non annegare.
Conosci la mia rabbia
impressa in una parete bianca.
per non annegare.
Conosci la mia rabbia
impressa in una parete bianca.
Un giorno d'agosto,
quando una bicicletta
sgangherata sul marciapiede
rompeva l'orizzonte
e i corpi diventavano corpi
del mare.
e i corpi diventavano corpi
del mare.
FERMATA CADORNA/MILANO
Ogni mattina
Ogni mattina
sfidavamo la noia
tra accordi improvvisati
e parole di sabbia,
nascosti dietro al molo
al riparo dal vento.
Le bottigliette di liquore mignon
rubate dalle credenze
delle nostre madri,
erano niente
rispetto a quello
che continuo a bere;
mentre tu, amico mio
al riparo da occhi,
dopo aver salutato
le montagne al sole,
un giorno di settembre
sceglievi Milano
per dire addio
a quello che da tempo
sapevi di non trovare.
***
di Enrico
Suppa
OSTINAZIONE
Nell'assurdo giardino della mia vita
muoiono i fiori ma prospera l'ortica
e io continuo ad annaffiarli entrambi.
OSTINAZIONE
Nell'assurdo giardino della mia vita
muoiono i fiori ma prospera l'ortica
e io continuo ad annaffiarli entrambi.
L'UOMO CHE TACE
Onda di natura primordiale, la parola,
Onda di natura primordiale, la parola,
zavorra d'esistenza, conseguenza
tellurica
trasmette tutto il male che l'uomo
tace.
Provato da stridori schiumosi di
rivolta
è rivolto alla sua terra
goccia a goccia.
è rivolto alla sua terra
goccia a goccia.
***
Nessun commento:
Posta un commento